COME EVITARE DOMANDE SUI DATI SENSIBILI AL COLLOQUIO DI LAVORO

COME EVITARE DOMANDE SUI DATI SENSIBILI AL COLLOQUIO DI LAVORO

Hai risposto ad un annuncio di lavoro inviando il tuo curriculum vitae e ti hanno contattato per fissare un colloquio di lavoro. E’ l’ora di prepararsi al colloquio conoscitivo, il momento chiave in cui il selezionatore deve individuare la persona più adatta al posto di lavoro. Come presentarsi? Come rispondere a domande difficili, come quelle che riguardano la tua sfera privata? C’è il modo per evitare le domande sui dati sensibili? Quali sono le domande alle quali non sei obbligato a rispondere? Cerchiamo di capire di più a proposito.

Come prepararsi al colloquio conoscitivo

La prima regola per affrontare il colloquio di lavoro è studiare l’azienda che ha pubblicato l’annuncio di lavoro e le sue attività: attraverso il sito aziendale, i canali social e il web in generale è possibile prendere molteplici informazioni. Saranno rilevanti per rispondere ad eventuali domande sull’azienda, mostrandoti preparato e motivato. 

E’ per te utile fare anche delle prove di simulazione in vista del colloquio conoscitivo. Nel caso venga chiesta di fare breve presentazione di sé, ad esempio, quali sono i punti da affrontare e come? Si consiglia di ripetere a voce alta. In questa fase è anche opportuno riflettere su come rispondere in caso di domande difficili (come reagisci alle critiche?) o inaspettate (qual è l’ultimo libro che hai letto?), incluse quelle relative alla vita privata.

Il giorno del colloquio conoscitivo è bene presentarsi con un outfit che rispecchi la tua personalità e, allo stesso tempo, possa essere anche in linea con il ruolo aziendale. Il consiglio è optare per uno stile classico ma non troppo serioso. 

La puntualità è un ottimo biglietto da visita: meglio arrivare al colloquio 10 minuti prima, ma non esagerare presentandoti con un’ora di anticipo. Potrebbe essere interpretato come espressione di una persona ansiosa.

Come rispondere alle domande durante il colloquio di lavoro

Una delle domande più comuni in un colloquio conoscitivo è “Parlami di te”.  Visto che ti dovresti essere preparato, racconta le esperienze, le skills, le conoscenze che possano dare valore aggiunto alla tua candidatura. Cerca di andare oltre le informazioni del curriculum vitae, completandole, senza però parlare più di 3 o 4 minuti. 

Anche nelle successive domande è consigliato rispondere in modo completo ma conciso. Ad esempio ti potrebbero chiedere, facendo riferimento alla motivazione: “Perché vuoi cambiare lavoro?”, “ Perché vuoi entrare nella nostra azienda?”. Avevi già pensato ad un eventuale risposta?

Domande personali al colloquio di lavoro

Un tema particolarmente sentito è: cosa dire ad un colloquio di lavoro nel momento in cui vengono fatte delle domande sui dati personali? Prima di tutto è importante sottolineare come in Italia non esista nessuna legge che obblighi un candidato a inserire nel proprio curriculum vitae informazioni come religione, razza, indirizzo di residenza, stato civile. Non è obbligatorio neppure indicare se si hanno figli sul cv. 

Questo perché queste domande personali potrebbero trasformarsi in domande discriminatorie rispetto alla scelta del selezionatore. L’Italia ha posto le basi per impedire che il colloquio si trasformi in un interrogatorio fatto di domande da considerare illegali. Il Codice delle pari opportunità fra uomo e donna (D.L. 198 del 2006), infatti, proibisce qualsiasi discriminazione fondata su sesso e orientamento sessuale, stato civile, di famiglia o di gravidanza, stato di maternità o paternità, sia naturale che adottiva. Il D.L. 276 del 2003 protegge il candidato da domande relative a stato di salute e disabilità (fanno eccezione i candidati appartenenti alle categorie protette). Lo Statuto dei lavoratori del 1970 vieta domande su pensiero politico e religione. Il Decreto Legislativo n. 215 del 9 luglio 2003 sulla razza.

Il primo suggerimento per evitare di rispondere a domande personali al colloquio di lavoro è non scrivere i dati sensibili sul curriculum vitae e su qualunque documento o application richiesto per la candidatura. In questo modo il selezionatore non sarà portato ad approfondire le informazioni.

Dopodiché, nel momento in cui un recruiter pone domande relative a questo tema, il candidato deve essere consapevole di non aver alcun obbligo di risposta. Anzi. La legge vieta all’azienda, ai fini dell’assunzione, di fare domande sui dati personali dato che non sono rilevanti per valutare le competenze del lavoratore. Vi sono alcune rare situazione in cui comunicare il fatto di avere dei figli potrebbe avere dei vantaggi; come per una donna, quando si propone come maestra o educatrice, dato che l’essere mamma fortifica l’esperienza acquisita. Attenzione però a valutare bene i singoli casi.

Riassumendo, quali sono i dati sensibili e perché evitarli nel cv?

Nelle application per candidarsi ad un nuovo lavoro si potrebbero trovare voci riferite ai dati “sensibili”, relativi cioè alla privacy del candidato. Sono, come si diceva, razza, pensiero politico, religione, stato civile e stato di famiglia, numero di figli, indirizzo di residenza… Dato che non vi è alcun obbligo nel dichiararli o inserirli nel curriculum vitae, è consigliabile non fare alcun riferimento: potrebbero diventare fonte di discriminazione. Un caso pratico: essere di religione non cattolica potrebbe portare il datore a valutare i costi relativi ad un’eventuale alimentazione differenziata per la mensa o al giorno di riposo necessario per la pratica del culto. Ancora: il tema delle pari opportunità è da sempre scottante, in particolare in Italia. Per una donna, dichiarare di essersi appena sposata o di non avere ancora figli fa pensare che la lavoratrice vorrà a breve una prole, con conseguenti costi per l’azienda. Indicare o meno i figli nel curriculum è dunque una riflessione da ben ponderare. 

Ricorda che un recruiter non ha bisogno di avere informazioni sulla tua vita privata per selezionare il candidato ideale. Solo la tua professionalità e le tue competenze devono essere considerate importanti. Allo stesso tempo, scegliere di non inserire nel curriculum vitae i dati sensibili può avere per te due vantaggi: in fase di selezione il recruiter riceve migliaia di cv, sarà per lui naturale preferire i curriculum con le sole informazioni essenziali per la posizione lavorativa; infine, non essendo presenti nel cv, sarà forse un modo per evitare domande personali in fase di colloquio conoscitivo.

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